La Scala Santa di Roma a gradini nudi dopo 300 anni

La Scala Santa di Roma, ovvero quella che per la religione cristiana è la rampa percorsa da Gesù al cospetto di Ponzio Pilato, torna alla venerazione dei fedeli che da secoli la percorrono in ginocchio. Dopo un attento restauro, la Scala Santa si presenta in un aspetto speciale: per 60 giorni resterà accessibile senza le assi di legno posizionate nel 1723 a protezione del marmo e, soprattutto, dei punti nei quali sono cadute gocce di sangue di Cristo.

Fino al 9 giugno, solennità di Pentecoste, i 28 gradini della Scala Santa saranno praticabili ai fedeli che potranno percorrerla e venerarla come è stata in originale dal 326, quando venne portata a Roma, fino al 1723. La Scala Santa o Scala Pilati o Sancta Sanctorum come viene denominata, è uno dei luoghi sacri più visitati dai pellegrini. Secondo un’antica tradizione cristiana, l’imperatrice Sant’Elena, figlia di Costantino, nel 326 fece trasportare a Roma dal pretorio di Pilato in Gerusalemme la Scala più volte salita da Gesù il giorno della sua condanna a morte. Le prime testimonianze scritte di questa insigne memoria della Passione sono in un passo del Liber Pontificalis del tempo di Sergio II (844/847) ed in una Bolla di Pasquale II (1099/1119). La Scala Santa deve il suo nome ai 28 gradini che conducono alla cappella e che si salgono in ginocchio per venerazione alla Passione di Gesù.

È certo secondo le citazioni secolari che la Scala Santa inizialmente era situata nel Patriarchium, o complesso dei Palazzi Lateranensi, antica sede dei Papi, e che Sisto V nel 1589 la fece collocare davanti alla cappella papale dove poi è rimasta formando l’attuale unico edificio, disegnato da Domenico Fontana, al civico 14 di piazza San Giovanni in Laterano, di fianco alla basilica. Pio IX (1846-1878) ne curò i restauri e promosse il culto della grande reliquia costruendo l’attiguo convento, che il 24 febbraio 1853 affidò ai religiosi Passionisti.

Il complesso della Scala Santa e del convento dei Passionisti

La riapertura al termine del restauro, concluso l’11 aprile 2019, avviene al termine degli interventi che hanno riportato al loro antico splendore la Cappella di San Lorenzo, in passato deteriorata per gravi danni a tutte le superfici affrescate che compromettevano gravemente la visione delle opere, nonché il loro contenuto artistico. Restaurate anche le scale laterali, dove gli affreschi sono quasi invisibili e bisognosi di restauro, conservazione e di una corretta illuminazione. E restituita alla sua origine anche la stessa Scala Santa con lavori avviati nel gennaio 2018.

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Sulla Scala secondo la tradizione ci sono quattro macchie del sangue di Gesù: 3 sono coperte da croci, 2 di bronzo e una di porfido rosso. All’altezza della quarta, protetta da una grata, si è formato un buco, perché i fedeli infilavano le dita per toccare proprio quel punto. E sotto il legno sono stati trovati migliaia di biglietti, lettere, richieste di grazia, infilati nei secoli fra le assi. Infine, dalle piccole finestre poste in cima all’edificio della Scala Santa è possibile scorgere, fra le più preziose reliquie della Cristianità, l’Acheropita, la prima immagine del Cristo, tradizionalmente attribuita a San Luca e all’intervento di mano angelica.

Nell’atrio è possibile ammirare alcune statue collocate alla fine dell’Ottocento: il Bacio di Giuda e l’Ecce Homo di Ignazio Jacometti, il Cristo alla colonna di Giosuè Meli, Pio IX in preghiera e La Pietà di Tomasz Oskar Sosnowski e Gesù nel Getsemani di Giuseppe Sartorio.



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La Scala Santa si puà raggiungere attraverso la fermata metro San Giovanni (linea A e linea C) oppure in autobus: da Piazza Venezia con le linee 81 – 85 – 87 – 850 e dalla Stazione Termini con i bus 16 – 714 – 360.