Villa Bonaparte, dove passa la storia dell’Italia moderna

Villa Bonaparte è una palazzina d’epoca Settecentesca con annesso giardino che si stende entro le mura Aureliane, alle quali è addossata, tra la Porta Salaria e Porta Pia. Oggi è sede dell’Ambasciata francese presso la Santa Sede ma pochi sanno che qui, nella seconda metà del Diciannovesimo secolo, è passata la storia d’Italia. Si tratta di un passaggio nel vero senso della parola: è attraversando quel muro di cinta, infatti, che la mattina del 20 settembre 1870 l’esercito italiano capeggiato dai bersaglieri ha invaso lo stato pontificio, la famosa breccia di Porta Pia.

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Eh già. L’ingresso a Roma da parte dell’esercito guidato dal generale Raffaele Cadorna attraverso la cosiddetta breccia di Porta Pia, è avvenuto passando dalle mura romane che cingevano da un lato Villa Bonaparte che fino a poco tempo prima era di proprietà di Paolina, esuberante sorella del condottiero francese Napoleone. E oggi quelle gesta, quei fasti, rivivono grazie alla possibilità di visitare l’edificio.

Sede dell’ambasciata francese presso la Santa Sede, Villa Bonaparte è visitabile: solo così si scopre che fu teatro di un momento epocale dell’unificazione dell’Italia

Villa Bonaparte è accessibile da due ingressi, rispettivamente da via XX Settembre 66 e da via Piave 23. E’ da questo secondo ingresso che accedono i visitatori che, su prenotazione, possono seguire le escursioni guidate.

In fondo all’articolo troverete il dettaglio per prenotare le visite guidate ma ora facciamo un po’ di storia di quel luogo.

Villa Bonaparte (fonte Fai)

Paolina Bonaparte a Roma

La zona dove sorge Villa Bonaparte, in epoca romana era proprietà dei nobili e impiegata per coltivazioni di vario genere. Caduto l’impero e dopo essere stata disabitata a lungo, solo tra il XVI e il XVII secolo comincia ad urbanizzarsi grazie alla costruzione dell’acquedotto Felice. Sul terreno su cui sorgerà la Villa era stato costruito un frutteto con annessa vigna di proprietà dei Cacciaporci, ricca famiglia fiorentina che cederà l’area alla metà del XVIII secolo dal Cardinale Silvio Valenti Gonzaga, Segretario di Stato di Papa Benedetto XIV. La costruzione dell’edificio si concluse nel 1749: non si hanno notizie di chi sia stato il progettista. Successivamente la villa venne venduta al cardinale Benedetto Colonna Barberini di Sciarra meglio conosciuto come il cardinal Sciarra e l’area occupata dal giardino venne dimezzata.

Giunta a Roma, nel 1816, Paolina Bonaparte, allora 36enne e già moglie del principe Camillo Borghese, la acquistò per farne la sua residenza e la restaurò decorandola con il gusto dell’epoca. I Bonaparte mantennero la proprietà fino al 1906. Dopo diversi passaggi di proprietà nel 1945 i beni del Reich furono confiscati e la Francia la acquistò per farne l’Ambasciata presso la Santa Sede.

Originariamente situata al centro di un triangolo formato da Via Piave, via XX settembre e una porzione delle Mura Aureliane, Villa Bonaparte si trovava immersa in un giardino alla francese che era circa il doppio rispetto a quello che possiamo vedere oggi. Il Cardinale Gonzaga, appassionato di fiori e piante esotiche, vi aveva fatto piantare i primi ananas di Roma e un giardino di essenze. Paolina, tra le altre essenze, fece piantare un platano che ancora oggi sopravvive come relitto vegetale con un maestoso tronco proprio al centro del giardino. Oggi una parte del giardino è destinata a orto i cui prodotti sono serviti anche nei ricevimenti dell’ambasciata.

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L’edificio

Il casino ha una pianta rettangolare e si sviluppa su due piani a cui si aggiunge una mansarda, spazio residenziale occupato dall’ambasciatore mentre tutto il resto dell’edificio è sede di rappresentanza. Si impone per l’armonia delle proporzioni e le facciate sono impreziosite da pilastri, cornicioni e marcapiani senza decorazioni superflue. L’ingresso è reso maestoso da un portico a colonne accoppiate e il balcone in ferro battuto. La villa è il primo esempio di architettura neoclassica in una Roma che, all’epoca della sua costruzione, viveva ancora nello stile barocco.

A sinistra del portico si apre una cappella, con la decorazione a stucco del Cardinale Gonzaga: era destinata alla benedizione dei pellegrini che giungevano a Roma attraverso la via Nomentana. Nel grande salone d’ingresso ci accoglie una curiosità: al centro di una rosa dei venti in marmo nero, originariamente era collocata una grande meridiana ormai dispersa. A destra dell’ingresso l’Appartamento Egizio con decorazioni di geroglifici e figure volute dalla Principessa Paolina Borghese Bonaparte in omaggio alle conquiste in Africa da parte del fratello Napoleone. Di fianco, all’angolo del piano terra, si apre la camera da letto tutt’oggi impiegata per ospitare gli illustri ospiti dell’ambasciatore come è successo per esempio con il presidente francese Emmanuel Macron e con il presidente degli Usa Joe Biden. Al piano superiore, dopo aver percorso una vasta scala elicoidale, vedremo il Grand Salon, con le decorazioni della metà del XVIII secolo recentemente riscoperte e ci fermeremo nella “Galleria” dove scopriremo un piccolo segreto di Paolina: attraverso una botola poteva assistere non vista alle funzioni religiose che si svolgevano nella sottostante cappella.

La camera da letto dove hanno soggiornato ospiti illustri quali Emmanuel Macron e Joe Biden (foto Giovanni Formosa per il Fai)

Di fianco al Grand Salon, dominato da un grosso pianoforte a coda e con in mostra una divisa da zuavo, c’è la sala da pranzo che è sempre intavolata con ceramiche di Sevres. Tutti gli ambienti sono arredati con mobili stile impero provenienti in parte dall’Eliseo e con alle pareti diversi quadri del Louvre.

La breccia di Porta Pia

Il cannoneggiamento delle mura da parte dell’esercito italiano, iniziò alle 5 del mattino del 20 settembre 1870. All’interno, asserragliati anche nella Villa Bonaparte, c’erano i soldati del Reggimento Zuavi pontifici. Dopo quattro ore di cannoneggiamenti sulle mura Aureliane, iniziò ad aprirsi una vasta breccia a una cinquantina di metri alla sinistra di Porta Pia. I combattenti pontifici, resisi conto della superiorità in campo del nemico, si erano arresi in tutta la città ma gli zuavi che alloggiavano a Villa Bonaparte non ne erano stati informati. Così, sotto il fuoco dei fucili, i bersaglieri fecero irruzione attraverso la breccia e annullarono la resistenza opposta.

La breccia di Porta Pia in Villa Bonaparte (foto di Lodovico Tuminello)

Tra i partecipanti alla presa di Porta Pia vi fu anche lo scrittore e giornalista Edmondo De Amicis, autore 18 anni dopo del capolavoro Cuore: all’epoca era ufficiale dell’esercito italiano e di quell’evento ha lasciato una particolareggiata descrizione nel libro Le tre capitali: «La porta Pia era tutta sfracellata; la sola immagine della Madonna, che le sorge dietro, era rimasta intatta; le statue a destra e a sinistra non avevano più testa; il suolo intorno era sparso di mucchi di terra; di materasse fumanti, di berretti di Zuavi, d’armi, di travi, di sassi. Per la breccia vicina entravano rapidamente i nostri reggimenti».

Villa Bonaparte è regolarmente aperta al pubblico su prenotazione. Le visite guidate si svolgono il martedì per i visitatori di lingua italiana e il giovedì per quelli di lingua francese. La prenotazione può essere effettuata presso questo link.