Trastevere, Garbatella, Caracalla: i luoghi di Roma cari ad Alberto Sordi

Il 2020 è l’anno centenario per due simboli di Roma e della romanità: si celebrano infatti il primo secolo di vita del quartiere-modello della Garbatella e i 100 anni dalla nascita di Alberto Sordi, compianto attore e regista, romano per antonomasia.

Come ricorda questo articolo il 2020 è anche l’anno centenario della nascita di Federico Fellini, un non romano che ha reso celebre la nostra città nel mondo attraverso i suoi film.

Alberto Sordi con Federico Fellini

Come vedremo, c’è un momento della vita di Alberto Sordi nel quale la Garbatella (qui puoi scoprire il quartiere) ha assunto un ruolo e una dimensione familiare. Ma cominciamo con la nascita dell’attore: è il 15 giugno 1920. Allo Stato Civilc del Comune di Roma risulta che “nell’anno 1920 il giomo 15 del mese di giugno, alle ore 7 e minuti 25, nella casa posta in Roma Via S.Cosimato al n. 17, é nato il bimbo di sesso maschile Sordi Alberto, figlio di Pietro (concertista di tuba al Teatro Costanzi n.d.r.) e di Righetti Maria (insegnante di scuola elementare n.d.r.). Testimoni all’atto, ricevuto il 19.6.1920 dall’ufficiale dello stato civile Collerò Domenico furono i Sigg. Rinaldi Giovanni e Di Dola Giuseppe residenti in Roma. Denunciante il Sig. Sordi Pietro”. Nato in casa, dunque, come si usava all’epoca, in via di San Cosimato 17, a Trastevere.

La targa commemorativa in via di San Cosimato 12, a Trastevere

Un predestinato a rappresentare ai massimi livelli Roma e la romanità, secondo Goffredo Fofi che ha scritto sull’attore la biografia “Alberto Sordi – L’Italia in bianco e nero” essendo nato “nel cuore di Trastevere e a due passi da Campo de’ fiori passando «fiume» sul ponte Garibaldi o sul ponte Sisto e a un passo dall’ingresso a Trastevere che é piazza Belli“.

Oggi la casa natia di Alberto Sordi non c’è più, demolita nel 1936 per la costruzione del grande complesso di proprietà della Santa Sede, annesso al convento di S.Callisto. Dei natali dell’attore resta una targa posta nel 2012 sulla facciata della palazzina al civico 12 della stessa via di San Cosimato e che così recita: “QUI DI FRONTE, AL CIVICO 7 DI UNA CASA CHE NON C’È PIÙ IL 15 GIUGNO 1920 NASCEVA ALBERTO SORDI ATTORE ED INDIMENTICABILE INTERPRETE DELLA “STORIA DI OGNI ITALIANO” PARTE ORMAI INDELEBILE DI OGNUNO DI NOI. MUNICIPIO 1° A RICORDO TRASTEVERE POSE A.D. MMXII RIONE XIII“. La targa riporta un errore: il civico della casa natale era al 17, come descritto all’atto di nascita, e non al 7 come trascritto sul marmo.



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Dopo la demolizione della palazzina di via di San Cosimato 17 e fino al 1946 la famiglia Sordi si trasferì in via Giacomo Venezian per poi oltrepassare il Tevere e stabilirsi in via Via De’ Pettinari al civico 40 (angolo Via delle zoccolette) dove Albertone abitò fino al 1958. Di quella casa ne parla Carlo Verdone, un altro dei grandi artisti romani, considerato erede della comicità di Alberto Sordi, che nel libro autobiografico “La casa sopra i portici” (quella del padre Mario in lungotevere dei Vallati 2) riferisce in termini affettuosi quello che tanti anni dopo sarà suo partner cinematografico in “In viaggio con papà“. Racconta, infatti, che le finestre di casa sua davano su quelle di casa Sordi e che da bambino, Carlo, chiamava spesso Alberto, redarguito da una delle sorelle dell’attore che ne cercavano di tutelare la tranquillità.

La Garbatella, fondata nello stesso anno 1920 di nascita di Alberto Sordi, è senza meno uno dei luoghi romani del cuore dell’attore e regista. Se non altro perchè qui, in via Victor Fausto, nei pressi del teatro Palladium, si trasferirono a vivere le sorelle, le signorine Savina e Aurelia. L’attore si recava spesso a trovarle e a memoria di questa frequentazione il quartiere gli ha dedicato un grosso ritratto contornato dalla sua filmografia e affisso sulla facciata di un lotto di via Antonio Rubino 13 (leggi qui).

Non è da dimenticare, poi, che il personaggio radiofonico Mario Pio, “compagnuccio della parrocchietta“, prende spunto dall’ambiente dell’oratorio San Filippo Neri di via delle Sette Chiese dove è anche ambientato uno dei film d’esordio di Sordi, “Mamma mia che impressione” (1951). C’è chi sostiene che Alberto Sordi abbia abitato per un periodo di tempo in via Carlo Randaccio, sempre alla Garbatella, ma non ci sono documenti o testimonianze certe di questo.

La villa di Alberto Sordi in via Druso 45, davanti piazzale Numa Pompilio

Nel 1958 Alberto Sordi acquista quella che diventerà la sua dimora definitiva, la villa di via Druso 45. Affacciato su piazzale Numa Pompilio, da dove si diparte via Appia, e davanti alla passeggiata archeologica delle Terme di Caracalla, l’edificio realizzato negli anni Trenta, è stato dichiarato bene di interesse culturale e sottoposti al vincolo del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali. Per tutti i romani è quella la casa di Alberto Sordi, anche se prima di lui via ha vissuto un altro personaggio passato alla storia, Dino Grandi (qui scopri la sua biografia): gerarca fascista, già ministro degli Esteri, ministro di Grazia e Giustizia e ambasciatore italiano a Londra, a lui si deve l’ordine del giorno con il quale nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio mise in minoranza Mussolini, decretando la fine del Regime Fascista. Grandi dimorava nella villa di via Druso 45 ma aveva anche un ufficio nella vicina torre di porta San Pantaleo, lungo le mura Aureliane.

Secondo Igor Righetti, nipote del grande attore e autore della biografia “Alberto Sordi segreto” la villa di via Druso fu “costruita per Alessandro Chiavolini, segretario particolare di Benito Mussolini. Nel 1954 passò a un ingegnere il quale la vendette a Sordi che ci si trasferì nel 1958. Da bambino Alberto Sordi passava spesso davanti a quella meravigliosa casa che cdereva ospitasse un convento di frati. Ne era affascinato sia per la grandezza che oper la posizione panoramica“.

La villa di Alberto Sordi vista dal satellite (tratta da google.maps)

Sordi, saputo che la villa era in vendita, la comprò nel 1957 al prezzo di 80 milioni di lire, battendo sul tempo il suo amico Vittorio De Sica anche lui interessato all’acquisto. In quel gioiello di architettura nel cuore di Roma, disegnato da Clemente Busiri Vici, l’attore ha vissuto insieme con le sorelle fino al suo ultimo giorno, il 24 febbraio 2003.

Il teatro privato nella casa di Alberto Sordi

La villa, dopo la scomparsa dell’artista, è diventata museo della Fondazione Sordi. La Casa Museo Alberto Sordi è visitabile su prenotazione, per piccoli gruppi, inviando una mail a museosordi.segr@libero.it ma dal 7 marzo al 29 giugno sarebbe dovuta essere sede della mostra “Il centenario – Alberto Sordi 1920-2020” (qui trovi tutti i dettagli). La mostra è stata rimandata a settembre 2020 a causa dell’emergenza covid-19.

Il percorso della mostra nella villa in occasione del Centenario dalla nascita di Alberto Sordi

Nella mostra sarà possibile visitare gli ambienti nei quali ha vissuto Alberto Sordi. Si potrà apprezzare l’ingresso, raffinato e semplice al tempo stesso, dominato da una scultura che rappresenta un cavallo bianco. Ammirare lo studio privato dove l’attore imparava i suoi copioni o scriveva le sceneggiature insieme con il fedele Rodolfo Sonego. Sorprendersi nel piccolo teatro nel quale l’artista rivedeva i suoi film in proiezioni private destinate a pochi intimi. Curiosare nella barberia personale dove preparava il trucco e i capelli per le riprese.

La barberia personale di Alberto Sordi

Un altro dei luoghi del cuore di Alberto Sordi è il borgo medievale di Ostia Antica. E’ qui, infatti, che nel 1983 il regista e attore ha ambientato casa e autorimessa de “Il tassinaro“. Piero (nome del protagonista) abitava infatti in quel piccolo gioiello urbanistico che è stata e tuttora è location di produzioni importanti, come spiega bene questo articolo (leggi qui).

La casa nel borgo di Ostia Antica abitata da Piero (Alberto Sordi) e dalla moglie “buzzicona” (Anna Longhi).

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