Terme, latrine, fontane e rubinetti: ecco come i romani addomesticavano l’acqua (VIDEO)

Il video è emblematico: anche se riguarda la cittadina di Ostia (50mila abitanti in epoca imperiale), spiega bene il livello di tecnologia idraulica raggiunto dai romani. Acqua a volontà per latrine, terme, fontane e attività private grazie a pozzi, raccolta delle acque meteoriche e acquedotti con canalizzazioni cittadine.

L’addomesticamento dell’elemento di primaria importanza, anche nei suoi usi igienico-sanitari, è ben spiegato nello studio “Le forme dell’acqua – Il sistema idraulico di Ostia Antica” diffuso dalla Soprintendenza di Ostia. L’opera si deve a due esperte, l’architetto Elettra Santucci e l’archeologa Silvia Calvigioni.

Ostia Antica disponeva di acqua dolce in quantità, si può dire che fosse una città galleggiante su una estesissima falda, che rendeva l’acqua disponibile a meno di tre metri di profondità” osserva Elettra Santucci, architetto e studiosa di idraulica antica. “La prima colonia romana si caratterizza, del resto, per il suo rapporto con l’acqua: nasce in un territorio alla confluenza del fiume Tevere nel mar Tirreno, è dotata di un porto fluviale e le strutture della città si affacciano direttamente sulla spiaggia. Inoltre, può contare su una ricca circolazione idrica, una falda freatica di acqua dolce sfruttabile attraverso lo scavo di pozzi e l’uso di ruote idrauliche di legno”.

Ovviamente le tappe percorse per Ostia sono mutuabili con quelle adottate a Roma. I pozzi cosiddetti romani o artesiani erano diffusi in tantissimi punti della città dove la falda freatica assicurava approvvigionamenti costanti e abbondanti. Là dove il sottosuolo non era così munifico, l’acqua arrivava attraverso gli acquedotti e le successive canalizzazioni.

I sedili delle latrine pubbliche diffuse nell’antica Roma



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Un’accurata distribuzione permetteva di disporre d’acqua corrente nelle abitazioni, nelle terme, nelle fontane, nei “condomini” (le cosiddette insulae) e nelle latrine. Queste ultime avevano grandissima importanza tra le infrastrutture igienico-sanitarie delle città romane. “Potevano essere sia private come quelle che ad Ostia Antica vediamo nelle domus più ricche o nei condomini, ma anche pubbliche. Infatti è stata la civiltà romana la prima a predisporre questi ambienti per l’utilizzo di tutti i cittadini” spiega l’archeologa Silvia Calvigioni. “Le latrine erano ambienti tecnologicamente molto avanzati: al loro interno si poteva trovare acqua corrente predisposta per pulirsi e per lavarsi, ma erano anche allacciate alla rete fognaria cittadina, cosa che garantiva lo smaltimento dei rifiuti e la sanità dell’ambiente”.

Il sistema di raccolta delle acque piovane attraverso l’impluvium