I segreti della Stazione Termini svelati dal Fai (VIDEO)

La Stazione Termini nasconde bellezze inaccessibili o solo parzialmente utilizzate come uffici. Si trovano nella cosiddetta Ala Mazzoniana, lungo via Giolitti, e nel tracciato tra la stazione e Porta Maggiore. Grazie al Fai, Fondo Italiano Ambiente, che ha aperto questi luoghi nelle Giornate d’Autunno 2018 (13 e 14 ottobre), questi gioielli non sono più un segreto ma sono stati restituiti al patrimonio della bellezza nazionale. Ed è grazie al Fai, appunto, che siamo in grado di mostrarveli e descriverveli. Per gustarli al meglio questa è una delle migliori sistemazioni in fatto di rapporto qualità prezzo per alloggiare a ridosso della Stazione Termini, un luogo non solo dove transitare ma anche dove fare una piacevole sosta.

ALA MAZZONIANA

Abbiamo sottolineato in questo articolo la grande riqualificazione dell’Ala Mazzoniana della Stazione Termini ovvero di quell’intero settore dell’edificio progettato e costruito nel 1939 che fiancheggia via Giolitti. Sopra la zona commerciale aperta al pubblico , c’è un vero gioiello riservato a pochi ovvero a coloro che lavorano negli uffici della società Grandi Stazioni o invitati a congressi ed esposizioni temporanee che vi hanno sede.



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I luoghi caratteristici dell’Ala Mazzoniana in quota (siamo all’altezza del quinto piano dei palazzi che vi si specchiano sul marciapiedi opposto) comprendono il Chiostro della Fontana e il Passo di Ronda. Le strutture, che si trovano sopra la Cappa Mazzoniana, costituiscono un capolavoro architettonico di altissimo livello, esempio di struttura futurista, definite più volte come un gioiello nascosto tra i binari della stazione. Al piano superiore, per l’intera estensione del fabbricato, si sviluppano ampi spazi e sale di rappresentanza, progettati per accogliere riunioni plenarie, banchetti e danze. A questi gioielli dell’architettura razionalista si accede dalle porte vetrate ad angolo tra piazza dei Cinquecento e via Giolitti. Salite sei rampe di scale con vista sul cosiddetto “dinosauro” ovvero sulla pensilina a gittata unica della facciata della Stazione Termini, si accede a un transetto (che corrisponde alla parte superiore dell’enorme monitor della galleria sul lato di via Giolitti) e da qui al Chiostro della fontana.

E’ un’opera di grande fascino che richiama l’impluvium dell’antica Roma, con una vasca centrale dominata da una scultura-fontana raffigurante alcuni bambini giocosi e una serie di colonne poste a cerchio intorno al laghetto. L’architettura del Chiostro è la copia gemella di quella che si trova alla Posta Centrale di Ostia: la differenza è nel materiale usato per le colonne a superficie sfalzata, il mattoncino romano a Ostia, il travertino alla Stazione Termini. Il richiamo antico romano è una delle caratteristiche di questo confortevole appartamento per vacanze proprio di fronte alla Stazione Termini.

Le sale e gli uffici del piano superiore dell’Ala Mazzoniana si affacciano su un corridoio di disimpegno lungo 364 metri, il cosiddetto Passo di ronda, realizzato in cemento armato ma con travi, archi e pilastri rivestiti in travertino che richiamano le visioni metafisiche di De Chirico . In realtà quello di Angiolo Mazzoni è un evidente omaggio alla monumentalità classica costituita dal Tempio di Giove Anxur di Terracina del quale riprende l’architettura.

IL BUNKER DELLA STAZIONE TERMINI

Il bunker della Stazione Termini è un vasto locale interrato realizzato sotto il Fabbricato I cioè sotto la “Torre di controllo” della Stazione Termini. Per accedervi bisogna entrare nella stazione delle linee Laziali, in via Giolitti davanti via Mamiani. Il bunker è una cabina di comando che duplica tutti i controlli della sala superiore fatto costruire da Mussolini nel 1936 in previsione della Seconda Guerra Mondiale, come rifugio per i ferrovieri in caso di bombardamenti e postazione di controllo sui binari.

Ospitava le apparecchiature e i dispositivi elettrici per il comando automatico degli scambi e dei segnali, gli impianti più delicati per il funzionamento della Stazione: 70 km di cavi e 730 leve che, azionate da sei operatori, predisponevano i binari in superficie e delineavano il percorso dei treni da e per la stazione Termini. L’apparato elettrico era in grado di consentire traffici superiori ai 300 treni giornalieri e costituisce oggi un notevole esempio dello sviluppo della tecnologia italiana dell’epoca. Ha funzionato solo due volte ma esclusivamente per provarne l’efficacia: la Stazione Termini, infatti, non è stata mai obiettivo dei bombardamenti alleati che hanno preferito attaccare il vicino scalo merci di San Lorenzo per interrompere i rifornimenti ai tedeschi sul fronte sud. La soprastante “torre di controllo”, invece, ha svolto egregiamente il suo compito fino al 1999. Per visitare comodamente il bunker si può alloggiare in questo appartamento proprio di fronte al Fabbricato I.

All’interno del bunker si trova anche una cella in cui durante il fascismo potevano essere rinchiusi i partigiani intenzionati a sabotare i treni.

GLI HANGAR DEL TRENO PRESIDENZIALE

In via Giolitti, alla fermata Santa Bibiana della linea Roma-Pantano, davanti al civico 411 e di fianco alla monumentale aula di Licinio Gallieno (detta anche Tempio di Minerva Medica, IV sec. D.C.) , c’è un hangar delle Ferrovie connesso attraverso binari alla rete di Termini. Si tratta di una struttura della Fondazione  FS che ospita il cosiddetto Treno Presidenziale. Tra il 1947 e il 1948, le Officine FS di Porta al Prato e di Voghera riconsegnarono alle Ferrovie dello Stato nove vetture che andarono a formare il Treno Presidenziale. Tali vetture, tutte più o meno danneggiate nel corso degli eventi bellici, provenivano dal Treno Reale costruito tra il 1928 e il 1933 per le necessità di Casa Savoia, costituito a sua volta da dodici vetture del tipo 1921 a cassa metallica.

Dettagli della Sala riunioni del Treno Reale

Le prime tre carrozze furono realizzate nel 1929 dalla FIAT che risultò vincitrice del Concorso Nazionale per la costruzione di un Treno Reale da allestire in occasione delle nozze del Principe ereditario Umberto di Savoia con la Principessa Maria José. Il Treno Reale fu arricchito con allestimenti realizzati dai migliori artigiani dell’epoca nel campo delle lavorazioni in bronzo e cuoio, degli intarsi, della tessitura, del ricamo e delle decorazioni. L’intero lavoro di costruzione e allestimento fu seguito dall’architetto Giulio Casanova della Reale Accademia Albertina di Torino.

Il treno presidenziale, ristrutturato e riqualificato nel 1955 dalla Breda, è stato utilizzato fino al 1970 e fu impiegato non solo per i trasferimenti del Presidente della Repubblica ma anche per le esigenze di Capi di Stato ospiti in Italia. Nel 1962 venne “prestato” a Papa Giovanni XXIII per raggiungere Loreto da Roma. Nel 2004 è stato riutilizzato dal presidente Azeglio Ciampi nel viaggio fatto con la moglie fino alla sua città natale, Livorno. Nel 2017 il Presidente Sergio Mattarella ci è salito sopra per andare a visitare da Napoli il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa.