Galleria Borghese cara e per visite brevi: accesso solo per due ore

C’è un museo a Roma nel quale il tempo di visita è determinato: è la Galleria Borghese dove non si può stare per più di due ore. Inoltre, essendo il numero di visitatori contingentato, la prenotazione è obbligatoria ed il costo del biglietto è altissimo: 15 euro più 5 per le mostre temporanee il cui pagamento è dovuto sempre.

Succede nell’incantevole gioiello barocco immerso nel parco di Villa Borghese nell’omonimo piazzale (collegamento Metro A fermate Spagna o Flaminio). La direzione del museo, adducendo “ragioni di sicurezza legate alla conformazione dell’edificio storico“, consente un accesso massimo di 360 visitatori per visite della durata massima di due ore con uscita obbligatoria alla fine del turno. Il punto è che la circostanza non è sufficiente pubblicizzata sui siti internazionali e la delusione da parte dei turisti è cocente, come attestano i diversi portali di recensioni. Un consiglio: evitate anche di pagare i supplementi “saltafila proposti da tante agenzie: le entrate sono scaglionate e basta prenotare online per assicurarsi il posto che, ribadiamo, è allo stesso orario per ciascun turno.

C’è anche la possibilità di effettuare una visita senza prenotazione ma in questo caso bisogna confidare nella disponibilità di biglietti lastminute che la biglietteria mette a disposizione dopo che gruppi o agenzie hanno rinunciato per quel turno. In questo caso il biglietto costa 2 euro in meno.

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Certo che, comunque, due ore per visitare le venti sale affrescate contenenti statue di altissimo pregio (quelle di Gian Lorenzo Bernini e di Antonio Canova su tutte) con decine di quadri di Caravaggio, Raffaello, Tiziano, Correggio, Antonello da Messina, Giovanni Bellini e altri artisti straordinari, due ore, dicevamo, non possono essere assolutamente sufficienti. A questo si dovrebbe poi sommarsi il tempo necessario per dare un’occhiata alle opere delle mostre permanenti (nel nostro caso le produzioni di Lucio Fontana Terra e oro). E, come se non bastasse, il biglietto darebbe diritto di vedere la quadreria dei depositi sistemata al secondo piano (260 tele al terzo livello del museo) ma, decisamente, non c’è tempo per immergersi in quello splendore pittorico.

Particolare del Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini

Scrive Vittorio Sgarbi nel libro “Le meraviglie di Roma dal Rinascimento ai giorni nostri” che quella alla Galleria Borghese “è una visita inevitabile” per ogni turista. Ricordato che “nessuna galleria possiede tanti Caravaggio come la Galleria Borghese” (sono sei i quadri attribuiti all’artista), Sgarbi menziona tra le opere meritevoli di apprezzamento “i capolavori di Gian Lorenzo Bernini il Ratto di Proserpina e più ancora, forse l’opera sua più bella, l’Apollo e Dafne, dove si vede l’inseguimento della ninfa che viene catturata, e si sente la morbidezza delle carni nella pressione della mano che stringe le cosce. È in quest’opera che Bernini immagina il gesto di maggiore sensualità e di maggiore verità fisica e materiale per il marmo di Carrara“.

Ma la Galleria – prosegue Sgarbi – è una serie continua di sorprese. Voglio indicare alcuni capolavori come La dama dell’ermellino di Raffaello, ma anche, per quello che riguarda il mio gusto, l’Ultima Cena sublime di Jacopo Bassano, un’opera degli anni quaranta del Cinquecento, di un manierismo croccante e teso, con una materia pittorica, con un disegno impareggiabile, che tiene conto delle libertà del segno di Tintoretto, e ovviamente di Tiziano, ma va anche oltre, aumentando il rilievo estetico e poetico per il disegno nervosissimo e il colore denso, caldo e forte. Ma possiamo aggiungere ancora, nella stessa raccolta, il capolavoro di Cranach, la Venere nuda col solo cappello. Un’opera di uno snobismo assoluto, che ha determinato curiosità e racconti, per esempio in Ottiero Ottieri e nel suo capolavoro I divini mondani, un piccolo testo pubblicato da Bompiani che pone in copertina proprio quest’opera di Cranach. E ancora la Deposizione Baglioni, capolavoro di Raffaello del 1506, uno dei dipinti di maggiore armonia, che è forse il capolavoro della raccolta, insieme all’Apollo e Dafne di Bernini e insieme alla Paolina Bonaparte di Canova“.

Enea porta Anchise sulle spalle di Gian Lorenzo Bernini

Per il mio gusto vorrei ricordare anche i capolavori di alcuni maestri ferraresi, in particolare il capolavoro di un grande maestro sconosciuto ma di un’energia formidabile, al pari quasi dell’energia di Niccolò dell’Arca, ma in pittura: mi riferisco a Giovanni Battista Benvenuti detto l’Ortolano, sublime artista, che riesce a rappresentare lo spirito della sua terra, essendo ferrarese, con questo meraviglioso fiume che è il Po alle spalle della sua Deposizione, la cui luminosità e il cui azzurro trascolorante non hanno eguali in tutta la grande pittura del Quattrocento italiano. E si aggiungano ancora la Danae, uno dei capolavori assoluti di Correggio, dipinto di straordinaria importanza, e da ultimo, per chi voglia vedere le cose più importanti della Galleria Borghese, L’amor sacro e l’amor profano di Tiziano, dipinto nel 1506, uno dei capolavori classici più straordinari della giovinezza di Tiziano” conclude Vittorio Sgarbi.

Purtroppo spesso si corre il rischio di non trovare in esposizione tutte le opere per i prestiti che la Galleria Borghese concede in giro per il mondo. Tra le opere più richieste, naturalmente, ci sono quelle di Caravaggio (nel corso della nostra visita mancavano “Autoritratto in veste di Bacco” detto anche Bacchino malato e “San Giovanni Battista“) ma anche una decina di altri autori più o meno noti.

Paolina Bonaparte di Antonio Canova

Per informazioni e acquisto dei biglietti questo è il sito.



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