Ilenia Pastorelli al galà di Ostia International Film Festival

Sarà Ilenia Pastorelli questa sera, domenica 23 giugno, a dare il via alla cerimonia di premiazione dell’Ostia International Film Festival, rassegna in corso presso Cineland di Ostia da giovedì 20. L’attrice rivelazione con “Lo chiamavano Jeeg Robot“, consacrata dall’ultimo film di Carlo Verdone “Benedetta follia“, è la madrina dell’evento che sul red carpet richiamerà altri noti artisti: il regista e attore Massimiliano Bruno, l’attrice Francesca Inaudi, il cantautore Sergio Cammariere e molti altri.

Massimiliano Bruno intervistato dal giornalista Giulio Mancini (foto Emanuele Valeri)

Per Ilenia Pastorelli è un ritorno a Ostia: il 13 gennaio scorso, infatti, insieme con tutto il cast di “Non ci resta che il crimine” (qui il dettaglio), l’attrice ha salutato gli spettatori accorsi ad assistere alla proiezione del film in prima. Con lei anche Alessandro Gassmann e Gianmarco Tognazzi, oltre al regista Massimiliano Bruno. Il passaggio sul red carpet dell’Ostia International Film si svolgerà a partire dalle ore 19,45.



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Benedetta follia, 2018, regia di Carlo Verdone, è in ogni caso il film che ha fatto conoscere al grande pubblico Ilenia Pastorelli.

La trama – La storia si dipana nell’esistenza tranquilla di Guglielmo Pantalei (Carlo Verdone), commerciante di articoli sacri e abiti ecclesiastici, nella quale irrompe una novità: la moglie Lidia (Lucrezia Lante della Rovere) lo lascia perché scopre di essere omosessuale. La sua partner è la commessa del negozio di Guglielmo e perciò si impone la ricerca di una nuova dipendente. All’annuncio risponde  Luna (Ilenia Pastorelli) che cerca di risollevare il suo datore di lavoro scaricando sul cellulare di lui un’applicazione di dating, Lovit. Esilaranti gli incontri con le donne reclutate sulla app.

Benedetta follia, interamente girato a Roma e Ostia, è un film che Carlo Verdone ha dedicato al grande potere delle donne ai tempi dell’amore su internet ma, al tempo stesso, è un omaggio alla bellezza della sua città oltre che una citazione del grande maestro Federico Fellini. Verdone ha girato il film in poco più di due mesi, a cavallo tra luglio e settembre, e ha scelto di ambientarlo interamente a Roma, nonostante le difficoltà di traffico, di curiosi, di permessi ed autorizzazioni. Un atto d’amore verso la sua città che in questa pellicola è rappresentata al meglio.

Il negozio di Guglielmo è in via dei Cestari dove effettivamente c’è uno storico esercizio specializzato in abiti ecclesiastici che si chiama “De Ritis”. Nella finzione scenica quel negozio si chiama Pantalei. E’ lì che si precipita Luna che, spiega nel curriculum, viene da Tor Tre Teste, ha lavorato al Bingo di Mostacciano, ha fatto da modella per un cartonato a Centocelle, poi “ho lavorato a quel palazzetto quello vicino al Colosseo, quello dei preti”. Da solo Guglielmo cerca di capire il da farsi: la cinepresa lo inquadra in un bar di piazza della Consolazione con, sullo sfondo, la torretta del Campidoglio.

La pausa pranzo nella quale Ilenia istalla la app lovit, invece, si svolge sul barcone Baja su lungotevere Arnaldo da Brescia: alle spalle la sagoma di Ponte Matteotti. Lei deve scendere perché le viene il “mal di mare”.

Tra le tante vicissitudini con le donne “catturate” su lovit, c’è modo di incontrare anche Ornella (Maria Pia Calzone) con la quale l’appuntamento è in via dei Gigli d’Oro: di lì a poco la condurrà a visitare lo spettacolare scenario del chiostro di Palazzo Altemps, sede del Museo Nazionale Romano. Il papà di Luna lavora invece al “Faeur” e le scene sono girate sia in esterno che all’interno della sede della Eur Spa, in via Ciro il Grande, proprio davanti alle fontane dell’omonimo salone. Ed è sempre all’Eur, riconoscibile dalla ruota panoramica del Luneur, che va la combriccola di amiche di Luna a ballare in discoteca con al seguito Guglielmo.  La scena psichedelica con suore e sacerdoti che ballano (coreografie di Luca Tommassini) è l’ultimo giro di manovella del film come racconta Carlo Verdone sul suo profilo social. E’ stata girata il 19 settembre ed è una chiara citazione al maestro Federico Fellini: per certi versi, anche se in una chiave più moderna e stilizzata, richiama la sfilata ecclesiastica proposta nel film “Roma” (1972) dal regista romagnolo.

L’esterno della discoteca “Durango”, dove Luna è costretta a tornare a lavorare e da dove Guglielmo è malamente cacciato, si trova ad Ostia: è la pizzeria “Edonè” dello storico stabilimento balneare “Elmi” (oggi Tanit) in piazza dei Ravennati. Ostia è presente anche nelle riprese sulla spiaggia, in riva al mare, con Guglielmo e Ilenia che finiscono a ballare insieme in costume. Ostia è sempre presente nei film di Verdone, come ricorda anche il volume “Ostia set naturale” nel quale sono riferite le location scelte: Borotalco, Acqua e sapone, Troppo forte, Compagni di scuola, Gallo cedrone, C’era un cinese in coma, Il bambino e il poliziotto. E lo è anche quando non dirige lui ma ne è protagonista: Zora la vampira e Manuale d’amore.

Casa dove vive Guglielmo è una ricostruzione scenica negli studi della Videa, in via Livigno sulla via Flaminia. Il ristorante dove invece “scarica” Ornella per rientrare a casa dalla moglie in ritirata dalla sua relazione omosessuale è il Caffè Propaganda e si trova in via Claudia 15 in zona Celio. L’oggetto della sua unica passione, la moto Honda 650 vintage (che è realmente di proprietà di Carlo Verdone), è ricoverato in un negozio adattato a box che esiste e si trova in piazza Costaguti, nel Ghetto di Roma, al civico 18, davanti all’edicola votiva ebraica.

Piazza Costaguti, sullo sfondo il box nel quale è ricoverata la moto Honda 650 di Guglielmo, realmente di proprietà di Carlo Verdone

La chiusura del film, mentre scorrono i titoli di coda, è una celebrazione della bellezza di Roma di notte, senza auto e con il sapore dell’estate: Guglielmo e Ornella in scooter percorrono via del Corso, via del Circo Massimo, via dei Cerchi, via di San Gregorio con l’Arco di Costantino alle spalle, via degli Annibaldi, il Colosseo, Colle Oppio.

4 Comments

  1. Giacomo Nicolaci
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  2. macapple
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